Infarto miocardico acuto: stent convenzionali versus stent medicati


La patologia coronarica è una delle principali cause di decesso nel mondo. Il trattamento dell’infarto miocardico acuto ( IMA ) si è evoluto con l’avvento di nuovi agenti trombolitici, di anticoagulanti, di antipiastrinici, e di innovative tecniche percutanee. Lo sviluppo degli stent medicati ha ridotto drasticamente il rischio di restenosi intra-stent, in confronto ai semplici stent convenzionali.

Negli Stati Uniti e in Europa, i clinici hanno iniziato a utilizzare gli stent medicati per il trattamento dell’infarto miocardico acuto, nonostante non esistano linee guida pratiche che ne supportino l’utilizzo.
L’aumentato rischio di trombosi precoce o tardiva a livello dello stent, conseguente all’impianto degli stent a eluizione di farmaci, continua a destare molte preoccupazioni.

E’ stata compiuta una revisione su oltre 7.500 pazienti studiati in uno studio randomizzato controllato e su oltre 30.000 pazienti registrati, confrontando l’impianto di stent medicati e di stent convenzionali durante l’infarto miocardico acuto.
Nelle popolazioni selezionate dei pazienti che facevano parte dei 13 studi randomizzati che confrontavano l’impianto di stent a rilascio di farmaco e di stent convenzionali, i dati relativi a decesso, re-infarto e trombosi intra-stent non differivano statisticamente tra i gruppi, mentre la rivascolarizzazione di vasi bersaglio era significativamente inferiore nei pazienti a cui era stato impiantato uno stent medicato.
Negli studi di pazienti registrati, i dati relativi a mortalità, rivascolarizzazione di vasi bersaglio e trombosi intra-stent erano meno frequenti nel primo anno, dopo l’impianto di stent a rilascio di farmaci, mentre il numero dei casi di re-infarto non era differente tra i gruppi.
Rimangono aperte molteplici questioni riguardo al follow-up a lungo termine e, specialmente, alla trombosi intra-stent tardiva; sembra che gli stent a rilascio di farmaci permettano di ridurre la rivascolarizzazione di vasi bersaglio e che non siano associati a un più elevato rischio di morte, re-infarto e trombosi intra-stent nel primo anno dopo il primo infarto del miocardio. ( Xagena2009 )

Jones WS et al, Minerva Cardioangiologica 2009; 57: 585-595


Cardio2009



Indietro

Altri articoli

La lipoproteina ad alta densità svolge un ruolo chiave nel trasporto inverso del colesterolo. Inoltre, le particelle di lipoproteine ​​ad...


Le placche coronariche che tendono a rompersi e causano eventi cardiaci avversi sono caratterizzate da un'elevata carica di placca, da...


Gli inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina ( Ace inibitori ) attenuano l'allargamento del ventricolo sinistro dopo infarto miocardico acuto (...


Nei pazienti che sopravvivono a un infarto miocardico acuto ( IMA ), gli inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina riducono il...


Nei pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica, è stato riscontrato che Sacubitril-Valsartan ( Entresto ) riduce il rischio di ospedalizzazione e...


Rapporti emergenti sollevano preoccupazioni sulla potenziale associazione tra i vaccini COVID-19 e le manifestazioni cardiache. Ricercatori hanno valutato le complicanze cardiache...


L'infiammazione è un fattore chiave del danno miocardico nell'infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ) riperfuso. Si...


La rivascolarizzazione miocardica tempestiva con intervento coronarico percutaneo ( PCI ) riduce le dimensioni dell'infarto e migliora gli esiti nei...


I dispositivi di supporto circolatorio meccanico percutaneo sono sempre più utilizzati nell'infarto miocardico acuto complicato da shock cardiogeno ( AMI-CS...


Sebbene gli antagonisti dei mineralcorticoidi ( MRA ) riducano la mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca che complica l'infarto del...